mercoledì 29 maggio 2019

L'importanza di King of The Monsters

Godzilla King of The Monster sta per approdare nei nostri cinema, portando con sé non soltanto l’ultima incarnazione del sauro atomico, ma una schiera di mostri che per anni sono rimasti nascosti al pubblico occidentale. 
Dalla sua prima apparizione nel 1954 a oggi, il franchise di Godzilla ha attraversato 3 fasi cinematografiche differenti, in cui il Re dei Mostri si è scontrato o alleato con i mostri più disparati.

Locandina di Godzilla 1954
  
Diciamocelo, con l’eccezione del primissimo Godzilla e dell’eccellente Shin Godzilla del 2016, le avventure del Re non brillavano per originalità, trama o complessità. Figlie di un cinema spettacolare e vittima, purtroppo, di discutibili scelte dei produttori, le pellicole dedicate a Godzilla non hanno riscontrato molto successo all’estero, alcune sono ancora inedite in Italia (la maggior parte dei film dell’era Heisei per esempio, a mio modesto parere i migliori) mentre negli USA, fabbrica dell’immaginario cinematografico mondiale, il lucertolone ha avuto una tiepida accoglienza.
Ciononostante, nel 1998 la Tristar acquisì dalla Toho (la storica proprietaria del mostro) i diritti per girare un film tutto americano.

Il primo tentativo


Fu un disastro. 

La regia venne affidata a Roland Emmerich, che aveva curato di recente Independence Day dimostrando di saperci fare con il cinema catastrofico. 
La campagna pubblicitaria fu martellante, vennero spesi milioni di dollari in merchandising, doveva essere l’evento dell’estate del 1998, l’anti Jurassic Park (la pellicola di Spielberg ispirò moltissimo il design e il tono del film). 
Purtroppo gli americani commisero un terribile errore. 

Il mostro del 1998 venne soprannominato GINO (Godzilla In Name Only)


Godzilla nasce nel 1954 a nove anni di distanza dallo sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. L’orrore di tali eventi era vivido nella memoria dei giapponesi, che ancora ne piangevano le conseguenze. 
In un clima di disperazione, Ishiro Honda riprese alcune tematiche dal cinema tedesco degli anni venti, incarnando il terrore della bomba atomica in una creatura da incubo. 
Grottesca, inarrestabile, potente. 
Soltanto un’arma ancor più terrificante della bomba atomica e un estremo sacrificio sconfiggeranno la bestia, la cui esistenza funge da monito all’umanità circa l’uso scellerato dell’energia atomica. 
Nel film del 1998 tutto ciò viene dimenticato. 
Il Godzilla americano è un’iguana mutato, dalla forma slanciata che ricalca l’aspetto dei dinosauri rappresentati nella famosa pellicola di Spielberg; la creatura si muove furtiva tra i palazzi, fugge dai militari e si nasconde dalla potenza dell’inarrestabile esercito americano per essere infine uccisa da dei banalissimi missili. 
Il film in sé non è male, è un godibilissimo monster movie, ma quello presentato su schermo non è il vero Godzilla. 
Godzilla avanza sulla città, infischiandosene di noi insignificanti umani, invincibile e imperscrutabile. Noi non siamo tra i suoi piani, gli esseri umani sono insetti che abitano il suo territorio. Tutto ciò era impensabile nell'America degli anni novanta. 
I suoi veri nemici sono altri, esseri di pari potenza provenienti da un mondo antidiluviano o dal futuro o ancora dallo spazio profondo. 
Godzilla 1998 aveva un finale aperto, ma a causa del flop della pellicola, non venne realizzato nessun seguito, salvo una serie animata. 
Godzilla tornò in mano alla Toho che realizzò altre pellicole con il vero sauro atomico. In una di esse (Final Wars del 2004) il vero Godzilla affronta lo “Zilla” del 1998, disintegrandolo in pochi secondi con il suo raggio atomico, è lo scontro più breve in assoluto in tutta la filmografia dei kaiju chiaro segno dell’opinione dei giapponesi sulla pellicola americana. 

Uno scontro impari.

La seconda volta è quella buona

 
Nel 2014 un nuovo regista americano, Gareth Edwards tentò l’impossibile e questa volta Gareth Edwards si dimostrò all’altezza. 
Nonostante i suoi difetti, il Godzilla del 2014 ha portato nelle sale un nuovo Re dei Mostri, maestoso, potente ma soprattutto, inarrestabile. Un superpredatore preistorico, disposto a tutto pur di proteggere il suo territorio da altre creature colossali. 
Questa volta nessun elicottero e nessun sottomarino possono scalfire la bestia. 
Finalmente Godzilla sbarca come si deve in occidente, spazzando via l’immagine dell’uomo dentro un’ingombrante tuta di lattice e, a mio modestissimo parere, non poteva arrivare in un momento migliore. 
Grazie al successo dell’MCU di casa Disney, le grandi case di produzione tentano di creare il proprio universo condiviso, film spettacolari legati da una trama comune. 
Questo trend non è estraneo a Godzilla, tutti i film si rifacevano al Godzilla del 1954, considerando gli eventi del film come l’avvento del “primo Godzilla” per poi evolvere la trama in direzioni diverse. 
Nel 2017 arrivò Kong Skull Island, e come mamma Marvel ha insegnato, dopo i titoli di coda ecco apparire loro: Rodan, Mothra, King Ghidora e ovviamente, Godzilla.
Il monsterverse, l’universo condiviso di Godzilla è realtà. 

Adesso si che ci siamo.

 Una nuova era

King of The Monsters è un evento epocale, per la prima volta al grande pubblico verranno mostrati tre mostri iconici del cinema giapponese, tutti dotati di una loro storia e di una loro identità forgiata da una lunga cinematografia. 
Purtroppo, se Godzilla è giunto a stento in occidente, i suoi cugini hanno fatto ancora più fatica: 
Pochi conoscono Mothra, la Regina dei Mostri protagonista di un’intera serie di pellicole a lei dedicata. 
Rodan, lo pterodattilo spettro della minaccia sovietica nell’immaginario di Honda, divenuto dopo una pellicola in solitaria, personaggio ricorrente nei film di Godzilla. 
E infine lui. La nemesi per eccellenza. Super Man ha Lex Luthor, Sherlock Holmes ha Moriarty. Godzilla ha King Ghidora. 
Un mostro talmente potente, talmente magnifico da essere l’arcinemico della creatura più potente della cinematografia mondiale. 
Finalmente i tempi sono maturi perché questi personaggi escano dal sottobosco della cultura pop, per dare spettacolo in un’incarnazione in CGI, più appetibile per gli spettatori moderni. 
Chi lo sa, magari qualcuno avrà voglia di andare a riscoprire l’origine di questi mostri, scoprendo un intero mondo sommerso fatto delle creature più disparate. 
Da appassionato del genere, non posso che essere soddisfatto ed eccitato all’idea di vedere finalmente tutto questo sul grande schermo e spero che riusciate a capire l’importanza di questa pellicola per noi fan del Re dei mostri. 


"Let them fight!"

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